Celebre per i suoi bellissimi e curatissimi jeans-gioiello, con 28 passaggi di lavorazione ciascuno e adatti a qualsiasi outfit, Jacob Cohën nasce per mano di Adolfo Bardelle, imprenditore tessile di Chioggia di fantasia fervida e grande fiuto per gli affari, che già gestiva con brillanti risultati uno dei primi marchi casual del nostro Paese, l’Americanino, che nel 1985 si fece venire una grande idea: creare un brand di jeans di lusso trasformando il simbolo del casual in un’icona del bello.
“Il nome – rievoca Luca Roda, Amministratore Delegato dell’azienda - nasce da un’alchimia tra tradizione e fantasia. Jacob è un omaggio a Jacob Davis, socio di Levi Strauss, inventore del rivetto tessile. E Cohën è semplicemente un altro nome ebraico, scelto per sintonia col marchio capostipite del settore, in alternativa a quello ampiamente già impegnato di Levi…”.
A causa di una concorrenza tumultuosa e muscolare unita alla crisi generale del ’92-’93, Adolfo Bardelle ebbe la necessità di concentrarsi sulla difesa del brand principale ed entrando in un periodo di declino, Jacob Cohën passò nel dimenticatoio. Un periodo che è stato superato con una ripresa significativa, consentendo un'accelerazione costante e fiduciosa nonostante la battuta d'arresto subita.
Una stella rinata grazie all’acquisizione di Jacob Cohën Industries, prima di proprietà di Sinv, e che ad oggi fa parte di un unico gruppo internazionale già presente in oltre 60 paesi, che comprende Jacob Cohën Company, Blue Service, composta da fabbrica di sartoria e laboratorio di confezione, Jacob Cohën France con le tre boutique di Parigi, Courchevel e Saint-Tropez e Jacob Cohën USA Corp che dovrà presto sbarcare a Long Island nello stato di New York. Per non parlare dell’e-commerce, una nuova frontiera appena toccata, che promette grandi soddisfazioni sui mercati mondiali.
Un’azienda che punta a diventare una cometa continuando a porsi sfide e grandi ambizioni in cui c’è sì tanta creatività, ma c’è anche una visione strategica e industriale molto lucida, determinata a crescere di più. L'integrazione rappresenta un salto di qualità, unendo creatività e produzione, rendendo l'intero sistema più flessibile e reattivo, aprendo la strada a molteplici sviluppi.
“Siamo forti, eppure siamo ancora come un diamante grezzo, tutto da valorizzare”, sintetizza la Presidente Jennifer Tommasi Bardelle - “Dove e come vedo la Jacob Cohën tra dieci anni? La risposta è che l’integrazione verticale ci aiuterà ad affermare la nostra identità sul mercato. Seguendo costantemente il prodotto dalla A alla Z, diventando il punto di riferimento per tutti quelli che vedono nel lusso uno stile di vita e non solo una vita di stile”.
L’intervento di illimity come partner finanziario si è rivelato cruciale per la realizzazione della già citata integrazione strategica. La Banca ha infatti fornito a Jacob Cohën le risorse necessarie per acquisire JC Industries, la fabbrica che produceva sotto licenza i prodotti a marchio JC. L’operazione ha permesso all’azienda di internalizzare la produzione, attuando così un’integrazione verticale tra la parte creativa, commerciale e di marketing e il loro fornitore industriale. Questo ha reso l'intero sistema più flessibile e reattivo alle innovazioni, permettendo il consolidamento nel mercato globale.